Per milioni di donne che hanno a che fare con la sindrome dell’ovaio policistico concepire può essere un’esperienza che spezza il cuore. Ma è arrivata una nuova procedura che può semplificare le cose perché esclude le iniezioni a base grosse dosi di ormoni, fatto che riduce drasticamente il rischio di incontrare le molte complicazioni associate ai classici trattamenti ormonali.
“La PCOS è un disordine endocrino che porta le donne affette da questo disturbo a non ovulare con regolarità e ad avere cicli molto variegati” spiega il dottor Jesse Hade, direttore medico del Neway Fertility di New York “Spesso questa sindrome è caratterizzata dalla presenza di ovaie multifollicolari e facilmente visibili durante un’ecografia, oppure da cicli irregolari, oppure ancora quantità elevate di ormoni maschili o ormoni androgeni.”
A Manpreet Sangari, 32 anni, è stata diagnosticata la PCOS dopo mesi che cercava di rimanere incinta senza successo.
“Mi risultava molto difficile riuscire ad ovulare spontaneamente e quindi rimanere incinta. Non sarebbe stato un miracolo, ma ci sarebbe semplicemente voluto molto tempo. La mia ginecologa a quel punto mi suggerì di rivolgermi ad un centro specializzato in fertilità,” dice la Sangari “ Sentire tutto questo mi faceva impazzire perché prima di tutti i miei problemi pensavo che fosse molto più semplice rimanere incinta in modo naturale.”
La signora Sangari richiese un consulto al dottor Hade, che le suggerì la tecnica meno invasiva disponibile, la IUI (inseminazione intrauterina) prima di ricorrere alla fecondazione in vitro (FIVET). La procedura ebbe successo e la signora Sangari e suo marito, il 36enne Sarbdeep Mokha, furono lieti di constatare che la donna era incinta di due gemelli. Ma l’eccitazione fu breve in quanto poco dopo accadde l’impensabile.
“Ero incinta di 23 settimane quando non so per quale motivo entrai in travaglio e partorii. I bimbi non sopravvissero” dice la Sangari “La procedura in sé fu un successo, quindi la FIVET funzionò, ma la gravidanza terminò con un esito nefasto”.
Tre mesi dopo, quando la Sangari si sentì pronta per ripartire con un nuovo tentativo, il dottor Hade le propose un tipo di trattamento differente chiamato IVM (maturazione in vitro).
“Le donne affette da PCOS sono le migliori candidate per questo tipo di trattamento in quanto sviluppano una grossa quantità di follicoli che contengono a loro volta diversi ovuli non ancora maturi. Si procede prelevando questi ovuli immaturi e li si fa maturare in vitro.” Spiega il dottor Hade.
Con la classica FIVET, solitamente, le pazienti si iniettano medicine a base ormonale per 8/10 giorni per stimolare le ovaie a produrre più ovuli possibili, che successivamente saranno fertilizzati e reimpiantati nel loro utero. Questo procedimento consente di avere un maggior numero di embrioni in salute da poter trasferire.
Il problema è che queste iniezioni a base di ormoni sono abbastanza pericolose per le donne, soprattutto per quelle affette da PCOS che hanno un rischio maggiore di andare in iperstimolazione ovarica (OHSS), una condizione che causa un rigonfiamento significativo delle ovaie, oltre che ritenzione idrica anche grave e tutta una serie di altri problemi. La Sangari ebbe proprio questo problema durante il suo tentativo di FIVET, dunque questo la rese una candidata perfetta per un tentativo di IVM.
“Nella procedura di maturazione in vitro, vengono somministrate alle pazienti delle piccolissime quantità di ormoni per preparare l’endometrio all’impianto,” dice il dottor Hade “Inoltre aspettiamo che l’endometrio raggiunga le sue dimensioni migliori prima di innescare l’ovulazione e raccogliere questi ovuli immaturi.”
Questo trattamento è considerato ancora sperimentale e dunque non è coperto dall’assicurazione (ndr negli Stati Uniti), ma il dottor Hade spera che questa condizione cambi molto presto grazie anche allo studio che sta conducendo sull’IVM.
La signora Sangari fu sottoposta a questo trattamento e nell’ottobre del 2013 è diventata mamma di una splendida bimba, Zoya. Adesso la coppia di coniugi sta pianificando di avere un secondo bambino.
“Speriamo che il dottor Hade ci aiuterà ad avere un secondo bambino,” dice la Sangari.
Per avere informazioni sugli studi condotti dal dottor Hade potete visitare questo sito internet: http://newayfertility.com/